lunedì 14 aprile 2008

Edgar Lee Masters


Probabilmente Edgar Lee Masters verrà ricordato come lo scrittore di un solo libro: la "Antologia di Spoon River", pubblicata in Italia per volere di Pavese solo nel 1943 (ma uscita negli USA nel 1915) e famosa per l'album del cantautore Fabrizio de Andrè "Non al denaro, non all'amore nè al cielo" liberamente ispirato all'opera dello scrittore americano.
Masters ha sempre scritto poesie fin da bambino, ma ha dovuto conciliare questa sua passione con i suoi problemi economici: ha svolto svariati lavori, prima col padre, poi cercando fortuna a Chicago come giornalista, esattore ed infine in uno studio legale. Come scrittore non ha mai avuto fortuna fino al 1914, l'anno di grazia nel quale scriverà le 244 poesie dell'Antolgia. Un anno di ispirazione e poesia incastonato in una vita da avvocato.

Come detto l'opera è costituita di 243 poesie più La collina che funge da prologo. L'idea alla base dell'Antologia è geniale: in ogni poesia una delle centinaia di persone sepolte sulla collina in riva al fiume parla dall'aldilà, si racconta e si svela come mai aveva fatto nella vita. Così veniamo a sapere, grazie alla voce dei morti che soffia dalle lapidi, di ciascuno la storia, il momento del trapasso, i dolori e i rimpianti. Ogni poesia diventa un epigrafe cantata con uno stile rozzo, a volte poco musicale, ma sempre efficace (consiglio di leggerla anche in lingua originale). Masters ci regala un incredibile omaggio alla vita: tutti i morti sono profondamente legati a ciò che è successo loro, ricordano situazioni, paesaggi, un gesto, un'emozione e tutto assume i contorni della sacralità perchè inchiodato all'attimo decisivo della morte. Lo scrittore americano ci offre un esemplare catalogo di personalità che attraverso la loro voce ci descrivono anche la vita del paese. Veniamo così a conoscenza della corruzione, delle invidie, dei soprusi di Spoon River. Il paese diventa allegoria del mondo in generale e l'Antolgia si veste di una funzione etica. Ma quello che più rimane di questo capolavoro è la voce stessa dei morti, la voglia di raccontare a chi passeggia tra queste lapidi, con una manciata di versi, una vita intera. Per ricordare, per non dimenticare tutti quelli che "...dormono, dormono sulla collina."

3 commenti:

Rapunzel ha detto...

"Dalla polvere levo la mia protesta. Il mio lato in fiore voi non lo vedeste"...

Zoldi ha detto...

"E un ragazzo è sdraiato nell'erba
vicino ai piedi del vecchio,
e guarda verso le nubi veleggianti,
e brama, e brama, e brama,
che cosa lui non sa"...

Rosie ha detto...

"Dare un senso alla vita può condurre alla follia,
ma una vita senza senso è l'inquietudine
e il vano desiderio è una barca
che anela il mare eppur lo teme."
Fantastico post! Complimenti :)

Se ti/vi va di darmi qualche consiglio o opinione al mio blog?!
http://artsandco-rosie.blogspot.com/
Grazie comunque :)