In riferimento all'articolo sulla mostra di Taragoni, colgo l'occasione per parlare dei Macchiaioli (che vedete nella foto in posa gogliardica). La "scuola" dei Macchiaioli, nata nel 1856, è uno dei movimenti artistici più importanti del panorama italiano e anche internazionale di fine Ottocento. Il termine è stato coniato in senso dispregiativo perchè questi pittori erano delle personalità anticonformiste, fuori dagli schemi, rifiutavano le regole accademiche e rivendicavano la propria libertà artistica. La "sede" di questa "scuola" (che altro non era se non una comunità di giovani talenti legati dall'amicizia e dagli intenti) era una saletta del Caffè Michelangelo a Firenze nella quale, in un clima fremente ed irrequieto, tra una bevuta e una chiaccherata, questi artisti teorizzavano una nuova filosofia di pittura, scambiandosi impressioni e stimoli l'uno con l'altro. La loro poetica era in contrasto con Romanticismo o Neoclassicismo, era piuttosto legata ad una forma di Verismo; una pittura a stretto contatto con la realtà. I Macchiaioli affermavano che la forma non esiste, tutto è creato dalla luce e viene percepito dall'occhio umano attraverso il colore. Per questo motivo il mondo, la natura, vanno rappresentati sulla tela con macchie di colore, ora distinte ora sovrapposte ad altre macchie. Certamente il quadro deve rappresentare alla fine la forma che sta davanti agli occhi del pittore (non stiamo parlando di arte astratta), ma il modo di dipingere è quanto mai innovativo. Inevitabile notare l'affinità con i colleghi impressionisti (frequenti furono le visite di questi artisti a Parigi); probabilmente le due scuole si sono vicendevolmente influenzate essendo nate nello stesso periodo. Ai Macchiaioli va il merito di aver portato la pittura fuori dalle stanze delle accademie, l'atto creativo a diretto contatto con la natura, en plein air direbbero i francesi.
lunedì 28 aprile 2008
I Macchiaioli
In riferimento all'articolo sulla mostra di Taragoni, colgo l'occasione per parlare dei Macchiaioli (che vedete nella foto in posa gogliardica). La "scuola" dei Macchiaioli, nata nel 1856, è uno dei movimenti artistici più importanti del panorama italiano e anche internazionale di fine Ottocento. Il termine è stato coniato in senso dispregiativo perchè questi pittori erano delle personalità anticonformiste, fuori dagli schemi, rifiutavano le regole accademiche e rivendicavano la propria libertà artistica. La "sede" di questa "scuola" (che altro non era se non una comunità di giovani talenti legati dall'amicizia e dagli intenti) era una saletta del Caffè Michelangelo a Firenze nella quale, in un clima fremente ed irrequieto, tra una bevuta e una chiaccherata, questi artisti teorizzavano una nuova filosofia di pittura, scambiandosi impressioni e stimoli l'uno con l'altro. La loro poetica era in contrasto con Romanticismo o Neoclassicismo, era piuttosto legata ad una forma di Verismo; una pittura a stretto contatto con la realtà. I Macchiaioli affermavano che la forma non esiste, tutto è creato dalla luce e viene percepito dall'occhio umano attraverso il colore. Per questo motivo il mondo, la natura, vanno rappresentati sulla tela con macchie di colore, ora distinte ora sovrapposte ad altre macchie. Certamente il quadro deve rappresentare alla fine la forma che sta davanti agli occhi del pittore (non stiamo parlando di arte astratta), ma il modo di dipingere è quanto mai innovativo. Inevitabile notare l'affinità con i colleghi impressionisti (frequenti furono le visite di questi artisti a Parigi); probabilmente le due scuole si sono vicendevolmente influenzate essendo nate nello stesso periodo. Ai Macchiaioli va il merito di aver portato la pittura fuori dalle stanze delle accademie, l'atto creativo a diretto contatto con la natura, en plein air direbbero i francesi.
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